domenica 27 luglio 2008

The freak show. CREATURA DEGLI ABISSI



Il 1989 vede il tentativo (fallimentare al box office) di lanciare la moda del thriller fantascientifico subacqueo: nello stesso anno vengono alla luce ben tre pellicoleambientate sul fondo dell’oceano. Trattasi dello splendido (ed all’epoca altamente incompreso) The Abyss di James Cameron, del tedioso e banale Leviathan di George Pan Cosmatos e dell’economico Creatura degli abissi (aka Deepstar Six) di Sean S. Cunningham, famoso per essere stato il produttore de L’ultima casa a sinistra di Wes Craven nonché regista del primo capitolo della saga di Venerdì 13. Mentre la pellicola di Cameron cerca un’atmosfera (ed una poetica) più originale, gli altri due non sono altro che cloni di “Alien” con il mondo marino a sostituire il cosmo, cosa praticamente ammessa dalla tag-line originale di “Deepstar Six”: “Not all aliens come from space”, ovvero “non tutti gli alieni vengono dallo spazio”.
Ma andiamo con ordine: in un clima ancora da guerra fredda, la Marina americana sta sviluppando il progetto “Deepstar”, ovvero una base militare sottomarina pronta a lanciare razzi nucleari in caso di attacco sovietico. L’insediamento è popolato da un gruppetto di tecnici e scienziati tutti piuttosto ansiosi di tornarsene sulla terraferma e all’asciutto. Durante gli scavi per l’installazione di una piattaforma missilistica (cuore del progetto), i nostri inavvertitamente aprono un varco in un’enorme caverna sottomarina, per loro sventura abitata da un mostruoso artropode (una sorta di gigantesco paguro) particolarmente ghiotto di carne umana. Nonostante la natura derivativa (per ovvi motivi commerciali), la storia scritta da Chris Abernathy (amico dello stesso Cameron) vanta personaggi ben caratterizzati ed un senso della suspense piuttosto efficace. Cunningham, poi, per quanto non un maestro della macchina da presa, dirige con mano salda, come già aveva fatto d’altronde con la sua opera precedente (la quale, checché se ne dica, aveva una certa dignità) ed il film scorre bene, almeno finché la creatura del titolo non viene mostrata troppo chiaramente, cosa che comunque accade di rado e solo nel terzo atto, ad ulteriore dimostrazione delle qualità della regia. Gli interpreti, tutti navigati professionisti, funzionano a dovere, altro punto in favore della pellicola. Su tutti, spicca, nei panni del paranoico Snyder, Miguel Ferrer (figlio del leggendario Josè e cugino del più famoso George Clooney), attore di razza noto soprattutto per i suoi ruoli in Robocop e la serie tv Twin Peaks, ma che chi scrive ricorda anche con gran piacere come il cinico protagonista del The Night Flier di Mark Pavia. Contrariamente al primo episodio della saga di Jason, Deepstar Six non ha un gran numero di scene splatter, per quanto un paio di sequenze (su tutte, quella che mostra gli spiacevoli effetti di una mancata decompressione) non vadano troppo per il sottile.
Come già accennato, il mostruoso antagonista delude parecchio in quanto a realizzazione: nelle poche e rapide inquadrature in cui viene mostrato (più o meno) interamente pare una sorta di versione invertebrata dei famosi draghi di cartapesta cinesi, il che è tutto dire. Altre vittime del basso budget sono i set e gli effetti speciali ottici, tutti ben lontani dai modelli a cui la pellicola s’ispira. Ciononostante, stando allo stesso autore, fu proprio la realizzazione in economia a far sì che Creatura degli abissi andasse meglio (in termini monetari) rispetto ai due più costosi rivali: i produttori infatti ci persero decisamente meno quando tutti e tre i film si rivelarono dei flop.Malgrado questa piccola vittoria, la pellicola è tuttora nel dimenticatoio: in Italia è fuori catalogo da qualche tempo (alla fine degli anni ’90 circolava curiosamente una nuova vhs Cecchi Gori dall’orribile copertina) mentre all’Estero esistono un paio di DVD di cui si sa poco o nulla.

Emiliano Ranzani

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