giovedì 7 dicembre 2017

Io c'ero. Festival ed eventi vari. 35 TORINO FILM FESTIVAL. FIRSTBORN



Tit.or.: Pirmdzimtais. Lettonia 2017. Di Aik Karapetian.

L'apparentemente mite Francis, “il tipo dell'intellettuale” si sarebbe detto una volta, smilzo e con gli occhiali, è sposato con la bionda Katrina, donna onestamente più affascinante di lui. Una notte, rincasando, la coppia subisce l'aggressione di un silente ragazzo in moto, che molesta la donna senza che il marito riesca a evitarglielo: ci prova, ma viene steso. Dopodiché, chi non digerisce l'accaduto non è lei, ma lui, che si interroga sul suo ruolo, l'efficienza, i doveri di un maschio accoppiato che vuole continuare a farsi amare. Tanto da non resistere e andare a scovare e affrontare l'arrogante delinquente, provocandone però senza volerlo la morte. Tace l'accaduto, ma dubbi e gelosie, come quella per l'amico poliziotto di lei, non gli passano. Forse il tizio non è morto. La situazione di coppia si fa tesa, nonostante lei sia incinta. Francis sente di dover fare ancora qualcosa.
Firstborn “scava […] nelle paure maschili”, come scrive la sinossi sul programma. Lo spunto in effetti è notevole e allettante: e parliamone un po', di questo essere maschi e dei fardelli che comporta, nel rapporto con l'altro sesso o meglio, nella triangolazione con gli altri, di maschi. Perché si sa, l'uomo che possa dirsi tale deve essere in grado di proteggere la sua donna e tenersela, oltre che occuparsi dei problemi come da patto neanche tacito (che la moglie rammenta al protagonista), mentre incombono maschi apparentemente più virili e prestanti (e quindi attraenti, pericolosi) intorno, compreso qui un aggressore virile nel fare più o meno quello che vuole – e quel che non gli riesce e non fa, agli occhi di Francis lo fa lo stesso: e vai di incubi in cui l'altro si stringe in amplesso con la sua donna – .
Peccato quindi che questo film proposto in “After Hours” sia parzialmente deludente. Chiaro (sin troppo?) fin dall'inizio nel girare intorno al tema centrale, tra allusioni e simbolismi (lo spettacolino in maschera, la statuetta del “guerriero inadempiente”, il credibile racconto di lei sull'ex corteggiatore), prima di arrivare al fattaccio, è promettente come minimo fino a quando il protagonista va in solitaria a ritrovare l'aggressore. Più avanti però, da quando Francis che ormai sta perdendo la padronanza di sé spinge la moglie ad andarsene, il film perde qualcosa. Il reale, il simbolico, il paranoico si mescolano in modo un po' frustrante (tra l'aggressione a lui, la richiesta-ultimatum di lei “O quell'uomo o il nostro bambino”), la regia continua a cercare estetismi (l'appartamento in rosso, durante la seconda aggressione alla donna), e la fruizione risulta appesantita. Firstborn va in una direzione più o meno horror, atmosferico, cupo anche se talora innevato; la regia però non marca particolarmente il genere, nonostante cerchi la densità con movimenti di macchina lenti o avvolgenti, e bassi in colonna sonora. In definitiva il film si spinge fino in fondo, però lasciando qualcosa di amaro in bocca per la piega presa: forse si sarebbe visto più volentieri uno sviluppo diverso, thriller ma dal guscio più realistico.
A.V. 

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