Usa 2000. Su dvd Full Moon (regione 1).
Una stanza d'obitorio. Un cadavere sul tavolo operatorio. Una giovane dottoressa, chinandosi, si accinge a praticare una prima incisione quando il morto si rianima e l'afferra. Ma invece di divorarla, la bacia appassionatamente, subito ricambiato dalla ragazza e il tutto si risolve in una limonata dura e pura, purtroppo interrotta dalla voce fuori-campo di un regista che grida “Stop!”. Siamo sul set di un film dell'orrore girato da un gruppo di giovani cineasti in un ospedale abbandonato. I nostri lottano con i problemi e le sfide di qualsiasi set, carichi di sogni, finché non scoprono una spettrale bara nel sotterraneo del posto e decidono di usarla nel loro film: ma come scopriranno con orrore, il macabro ritrovamento è un portale per l'Aldilà, i cui abitanti sono feroci zombi affamati di carne umana.
Opera prima di Dave Parker, cineasta con una considerevole gavetta presso la Full Moon di Charles Band (non a caso produttore del film), The Dead Hate the Living! (alla lettera, “I morti odiano i vivi!”) è per i film di zombi quello che Scream è per lo slasher-movie: un'appassionata lettera d'amore carica di omaggi per i classici del genere (e, in tutta onestà, alla lunga meno fastidiosa della saputella pellicola scritta da Kevin Dawson's Creek Williamson). I protagonisti infatti nominano spesso e volentieri figure cardine come George Romero e Tom Savini, un adesivo con su scritto “Fulci Lives!” svetta sul bagagliaio di un'automobile, il malefico capo dei revenants (che pare il gemello del cantate ed in seguito regista Rob Zombie) si chiama Dr. Eibon in omaggio al Libro di Eibon di Paura nella città dei morti viventi e via discorrendo di omaggio in omaggio fino al finale che fa il verso alla conclusione de L'aldilà.
Ma contrariamente al suo più famoso analogo, il film in questione non ha goduto del medesimo successo e non solo a causa della sua distribuzione straight-to-video: per quanto la passione di Parker (anche sceneggiatore) sia innegabile e susciti immediatamente simpatia, il film è azzoppato dagli enormi limiti di budget e in più di un'occasione l'inesperienza del regista (a cui, a sentire alcuni suoi colleghi, va comunque un plauso per essere riuscito a completare la pellicola in condizioni estreme) si fa sentire. Contrariamente a quello che il titolo potrebbe far pensare, il film è lungi dall'essere un bagno di sangue e gli effetti di trucco (per gran parte del tempo limitati a due grotteschi cadaveri ambulanti) non fanno gridare al miracolo. Dopo questa prima esperienza, Parker firmerà la prima stesura dell'adattamento del videogame The House of the Dead, in seguito stravolto dal teutonico & universalmente disprezzato Uwe Boll, e avrà modo di rivalersi co-dirigendo l'apprezzato documentario Masters of Horror (da non confondersi con la più recente ed omonima serie tv) sui grandi nomi del genere. La sua opera seconda, The Hills Run Red, uno slasher-movie molto promettente a sentire chi ha avuto modo di vederlo in anteprima, è invece di imminente uscita in DVD in territorio americano: dacci dentro, Dave!
Emiliano Ranzani
Una stanza d'obitorio. Un cadavere sul tavolo operatorio. Una giovane dottoressa, chinandosi, si accinge a praticare una prima incisione quando il morto si rianima e l'afferra. Ma invece di divorarla, la bacia appassionatamente, subito ricambiato dalla ragazza e il tutto si risolve in una limonata dura e pura, purtroppo interrotta dalla voce fuori-campo di un regista che grida “Stop!”. Siamo sul set di un film dell'orrore girato da un gruppo di giovani cineasti in un ospedale abbandonato. I nostri lottano con i problemi e le sfide di qualsiasi set, carichi di sogni, finché non scoprono una spettrale bara nel sotterraneo del posto e decidono di usarla nel loro film: ma come scopriranno con orrore, il macabro ritrovamento è un portale per l'Aldilà, i cui abitanti sono feroci zombi affamati di carne umana.
Opera prima di Dave Parker, cineasta con una considerevole gavetta presso la Full Moon di Charles Band (non a caso produttore del film), The Dead Hate the Living! (alla lettera, “I morti odiano i vivi!”) è per i film di zombi quello che Scream è per lo slasher-movie: un'appassionata lettera d'amore carica di omaggi per i classici del genere (e, in tutta onestà, alla lunga meno fastidiosa della saputella pellicola scritta da Kevin Dawson's Creek Williamson). I protagonisti infatti nominano spesso e volentieri figure cardine come George Romero e Tom Savini, un adesivo con su scritto “Fulci Lives!” svetta sul bagagliaio di un'automobile, il malefico capo dei revenants (che pare il gemello del cantate ed in seguito regista Rob Zombie) si chiama Dr. Eibon in omaggio al Libro di Eibon di Paura nella città dei morti viventi e via discorrendo di omaggio in omaggio fino al finale che fa il verso alla conclusione de L'aldilà.
Ma contrariamente al suo più famoso analogo, il film in questione non ha goduto del medesimo successo e non solo a causa della sua distribuzione straight-to-video: per quanto la passione di Parker (anche sceneggiatore) sia innegabile e susciti immediatamente simpatia, il film è azzoppato dagli enormi limiti di budget e in più di un'occasione l'inesperienza del regista (a cui, a sentire alcuni suoi colleghi, va comunque un plauso per essere riuscito a completare la pellicola in condizioni estreme) si fa sentire. Contrariamente a quello che il titolo potrebbe far pensare, il film è lungi dall'essere un bagno di sangue e gli effetti di trucco (per gran parte del tempo limitati a due grotteschi cadaveri ambulanti) non fanno gridare al miracolo. Dopo questa prima esperienza, Parker firmerà la prima stesura dell'adattamento del videogame The House of the Dead, in seguito stravolto dal teutonico & universalmente disprezzato Uwe Boll, e avrà modo di rivalersi co-dirigendo l'apprezzato documentario Masters of Horror (da non confondersi con la più recente ed omonima serie tv) sui grandi nomi del genere. La sua opera seconda, The Hills Run Red, uno slasher-movie molto promettente a sentire chi ha avuto modo di vederlo in anteprima, è invece di imminente uscita in DVD in territorio americano: dacci dentro, Dave!
Emiliano Ranzani
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