lunedì 26 ottobre 2015

Incompresi. Italiani allo sbaraglio. AZZURRI


Azzurri è un titolo che, oggi, sarebbe perfetto per un film capace di ironizzare tragicamente sulla realtà italiana contemporanea. Azzurri, come undici campioni (?) che rappresentano la patria in un campo da calcio. Azzurri, come i paladini della libertà (??) di berlusconiana memoria (???). Invece Azzurri è un’opera di trent’anni fa. Un film fuori dal tempo, allora come oggi. Un ufo che lascia lo spettatore basito, senza parole. In qualche modo colpito.
Diretto è interpretato da Eugenio Masciari, al suo unico lungo professionale, il film è stato presentato alla mostra del cinema di Venezia nel 1985, nella sezione De Sica. E sulla stessa sezione De Sica, dedicata dal 1983 al 1986 solo alle opere prime e seconde, andrebbe aperta una disanima a se stante. Se la biennale delle ultime edizioni si è sempre assicurata un cinema giovane italiano di sicura e controllata fattura (da Munzi a Segre, da Alhaique a de Angelis), scorgendo i titoli presenti nella De Sica si individuano oggetti non identificati, piccoli film sperimentali che oggi non verrebbero nemmeno presi in considerazione, perché troppo arditi, azzardati, pericolosi: Castighi (Giorgio Lòsego e Cecilia Montanari), A.D. Aggiornato definitivo con le ultime variazioni  (Marco Poma), L’inceneritore  (Pier Francesco Boscaro degli Ambrosi) Il cavaliere, la morte, il diavolo  (Beppe Cino), Divergenze parallele (Renato Meneghetti), Pirata! (Paolo Ricagno) e altri ancora, sono esperimenti stravaganti e inclassificabili, sui quali difficilmente qualche pavido selezionatore festivaliero odierno scommetterebbe. Magari a ragione. Anche se a discapito di una certa imprevedibilità che ogni rassegna dovrebbe augurarsi di abbracciare.
Azzurri è uno di questi piccoli film, prodotti da cooperative e realizzati con un minimo contributo statale, il famigerato articolo 28, passato alla sezione De Sica e poi scomparso nel nulla. Almeno fino ad oggi. Uscito nelle sale unicamente al cinema Azzurro (guarda caso) Scipioni di Roma, mai editato in home video, mai trasmesso in televisione, il film è stato gentilmente caricato su youtube dal suo medesimo autore, che ha generosamente concesso ai curiosi di fruire della sua opera dimenticata. O, meglio, parzialmente dimenticata, perché Azzurri, seppure in forma frammentaria, è comparso spesso in televisione a “Striscia la notizia” e a “Blob”, a causa di una celebre sequenza nella quale Giuliano Ferrara, nell’inedita veste attoriale, viene sculacciato. Una scena scult o stracult, dagospiana o freudiana, comunque in grado di entrare nell’immaginario popolare irriverente.
Ma di cosa tratta Azzurri? Il protagonista, interpretato dallo stesso Masciari, è un giornalista triste e sconosciuto, al quale il direttore sfila di mano un’inchiesta importante e scottante. Come se non bastasse, la moglie lo abbandona e lui, per tutta risposta, dichiara guerra al mondo. Occupa uno studio televisivo e minaccia di uccidere degli ostaggi se il questore non gli riporterà almeno a casa la moglie. Parallelamente a questa linea narrativa, il film racconta un'altra vicenda, nella forma di un film che passa sullo schermo del televisore che il protagonista di Azzurri visiona: il giovane e candido Gegè, scappato dalle terribili pressioni famigliari, finisce suo malgrado in manicomio, dove fa strani incontri ( tra cui la guest star Gianni Morandi, nel ruolo di un internato che crede di essere il cantante stesso ) e poi fugge, con alcuni compagni di malattia, verso una realtà impossibile e azzurra. La storia della fuga di Gegè, braccato da gendarmi in borghese ( la povertà dei mezzi è marcatamente evidente anche in questi piccoli aspetti ) finirà con l’incrociarsi con quella del giornalista sequestratore, tra ricerca di un’impossibile verità universale e elogio della poesia dei diversi.
Il film, a detta dell’autore, è una riflessione sulla vita e sulla sua assenza di senso. Questa dichiarazione d’intenti trova riscontro in un’opera spesso naif e fragile, anche se con una certa sincerità di fondo che porta a provare simpatia per Azzurri. Se la parte con l’assedio del giornalista in studio (girata in un solo giorno, per questioni di budget), con le sue rivendicazioni, le sue ostentazioni poetiche – anche attraverso brani musicali dello stesso Masciari – la sfilata di figurine che dovrebbero rappresentare il bieco e cieco potere, è abbastanza piatta nella sua programmaticità, il racconto del folle Gegè è invece più vivace e divertente. Tra echi di teatro off e non sense alla Monty Python (come nell’incredibile sequenza della corsa della morte), il film insegue la poesia del vivere, in qualche maniera riuscendo anche ad essere convincente.
L’esperienza veneziana non fu molto positiva per Masciari. Come raccontano le cronache dell’epoca, il regista si lamentò con alcuni giurati, accusati di aver lasciato la proiezione del suo film dopo pochi minuti. La sezione De Sica venne vinta da L’amara scienza (Nicola De Rinaldo) e da Fratelli (Loredana Dordi), due titoli che, quasi al pari di Azzurri, sono stati completamente rimossi.
Masciari è ancora molto attivo, tra monologhi teatrali su Dante e docufilm di vario argomento, che lui stesso carica su youtube. La sua voglia di comunicare e di esprimersi, che non ha avuto seguito cinematografico dopo il suo Azzurri, sembra avere lo stesso entusiasmo, e la stessa piacevole sconsideratezza, del suo primo e unico film. 
Simone Scafidi

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