domenica 27 ottobre 2013

Incompresi. Comici allo sbaraglio. LA GRANDE PRUGNA

Italia 1999. Di Claudio Malaponti. Su dvd Cvc.

“Il film con il maggior numero di comici di tutti i tempi!”, recitava la locandina: ma il meccanismo che porta al cinema un pubblico desideroso di rivedere chi sembra apprezzare in tv, stavolta non ha funzionato, mentre la critica si è messa le mani nei capelli. La “grande prugna” del titolo è il capoluogo lombardo, ambientazione di questo “ultimo film milanese del millennio”* che raccoglie molti comici di provenienza Zelig. Nella finzione, il centro da cui questi si irraggiano, idealmente più che fisicamente, è il “Famoso cabaret della zona”.
Poco fruttuoso da raccontare con puntiglio, il film va avanti per una serie di sketch o abbozzi, collegati da personaggi che fanno da ponte o che compaiono più di una volta, senza però diventare episodi che scorrono paralleli, con un inizio, una fine e uno sviluppo. E questo non aiuta a generare un vero interesse. Ricorrono Enzo Iacchetti nei panni di un giornalista che chiede a chi ferma: “Se avesse sei colpi in canna, chi ammazzerebbe?”, un complessino boliviano che suona il tema del film e, meno spesso, Flavio Oreglio, che impersona l'avulso commentatore Amletotò, vestito da bardo e con pelle scurita, cantando anche una sorta di ballata sui titoli di coda.
La forma può essere discutibile e non mostrare gusto, ma non è sciatta: Malaponti ci dà dentro con inquadrature dall'alto, dal basso, grandangolari. Uno stile che è parodizzato all'interno del film stesso (metacinema!), quando Iacchetti rimprovera il suo cameraman, che lo riprende da sotto in su: “Cosa inquadri? I fili, inquadri?”. Su questo punto il film riserva alla fine un colpo di scena; più un altro, che quadra poco e suona quasi stonato, relativo a una traccia narrativa su cui il film non aveva fin lì insistito, l'aggirarsi di un killer, “il Mostro dell'alfabeto”, che uccide procedendo un'iniziale di cognome dopo l'altra.
Approccia la satira sociale il segmento in metropolitana, con Ale e Franz guardiani che inseguono, goffamente ma con aria feroce come fosse un pericoloso delinquentone, un tizio dell'est che mendicava con la fisarmonica su un vagone. Non malaccio, con stile attoriale, lo sketch con Michele Foresta al bar gestito da Olcese e Margiotta, che ruota intorno a un presunto caffé non pagato/scontrino non fatto, con le reazioni schizofreniche, dal massimo di calma diplomatica allo spaccare tutto, del duo. Scuote l'attenzione un momento con Luciana Littizzetto incazzata e pistola in pugno (ma non sta facendo sul serio), protagonista anche di uno dei pesanti equivoci mimico-verbali a “sfondo” sessuale presenti occasionalmente nel film, con situazioni scambiabili per coiti e masturbazioni, soprattutto quelle che coinvolgono la coppia composta da un pornomane e una ragazza occhialuta che si conoscono al sexy shop: una gag si conclude con un facialone di latte sul viso di lei!
Purtroppo, per quanto si possa partire con la speranza di sollazzarsi, si ride davvero poco. Un'ora e mezza circa di “gran” parata di comici che scorre davanti allo spettatore, con sempre minore speranza che qualcosa conquisti e la noia che serpeggia. Una idea carina (ma che, si intende, non sposta più in su il giudizio sul film) è quella delle piccole fototessere dei componenti del cast artistico e tecnico che accompagnano titoli di testa e coda del film.
Questi ultimi si seguono con interesse per il “who's who” del nutritissimo cast di stelle e stelline dello humour tricolore, molti ancora noti, che animano il film in parti di variegata consistenza. Oltre ai nomi già citati: Enrico Bertolino (titolare di pompe funebri che subisce un contrappasso ad opera di una vecchietta), Marco Della Noce (goffo marito di una moglie di classe sociale superiore, a cui porta vergognosamente in dono un vaso ridotto in pezzi), Natasha Stefanenko (moglie di un tizio che vede il loro matrimonio come una prigione eterna; compare per poco, ma era rilevata nella locandina), Max Pisu (Tarcisio), Giorgio Ganzerli e Alessandra Faiella (separati), Antonio Cornacchione, Diego Parassole, Zap Mangusta, il duo Capsula & Nucleo, Raul Cremona (un presentatore), Gianni Fantoni (un arbitro e un sacerdote), Dario Ballantini, Leonardo Manera, Claudio Batta, Brunella Andreoli. Guest stars, la voce di Sandro Ciotti e Renato Mannheimer (sic, una comparsata, non nella parte di sé stesso).
Ad un certo punto si vede il manifesto del film immaginario Prugna meccanica (ebbene sì). La grande prugna fu sponsorizzato da Radio 105, il cui logo si intravede alle spalle del dj che trasmette da un aereo dismesso, e i cui manifesti della campagna pubblicitaria dell'epoca sono ben fatti notare nella sequenza in metropolitana.
A.V.

*"Nocturno Cinema" n.12, marzo 2000.

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